La cappella Sansevero (detta anche chiesa di Santa Maria della Pietà o Pietatella) è tra i più importanti musei di Napoli. Situata nelle vicinanze della piazza San Domenico Maggiore, questa chiesa, oggi sconsacrata, è attigua al palazzo di famiglia dei principi di Sansevero, da questo separata da un vicolo una volta sormontato da un ponte sospeso che consentiva ai membri della famiglia di accedere privatamente al luogo di culto. 

La cappella ospita capolavori come il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, conosciuto in tutto il mondo per il suo velo marmoreo che quasi si adagia sul Cristo morto, la Pudicizia di Antonio Corradini e il Disinganno di Francesco Queirolo, ed è nel suo insieme un complesso singolare e carico di significati.Essa ospita anche numerose altre opere di pregiata fattura o inusuali, come le macchine anatomiche, due corpi totalmente scarnificati dove è possibile osservare, in modo molto dettagliato, l’intero sistema circolatorio.

Oltre ad essere stato concepito come luogo di culto, il mausoleo è soprattutto un tempio massonico carico di simbologie, che riflette il genio e il carisma di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, committente e allo stesso tempo ideatore dell’apparato artistico settecentesco della cappella.

La Cappella Sansevero è un concentrato di opere scultoree e pittoriche, e la prima che si nota appena entrati nell’edificio è l’affresco che ne orna il soffitto, noto come Gloria del Paradiso o il Paradiso dei Sangro, opera del poco conosciuto pittore Francesco Maria Russo che, come riportato nell’affresco stesso, lo realizzò nel 1749. Di esso colpisce, a distanza di due secoli e mezzo dalla realizzazione, la brillantezza dei colori, anche in questo caso dovuti all’inventiva di Raimondo di Sangro ed alla sua pittura definita «oloidrica».

L’affresco del soffitto termina, in corrispondenza delle finestre, con sei medaglioni monocromi, in verde, con i Santi protettori del Casato: San Berardo di Teramo, San Berardo cardinale dei Marsi, Santa Filippa Mareri, San Oderisio, San Randisio e Santa Rosalia .

Al di sotto di questi, in corrispondenza degli archi delle sei cappelle più vicine all’altare, sono presenti sei medaglioni marmorei, opera di Francesco Queirolo, con le effigi di sei cardinali originari della famiglia di Sangro.

Per l’impianto statuario, il Principe chiamò l’ottantaquattrenne Antonio Corradini, veneto e massone, che riuscì però ad ultimare solo le statue della Pudicizia (dedicata alla madre prematuramente scomparsa del principe Raimondo), del Decoro e il monumento dedicato a Paolo di Sangro sesto principe di Sansevero, oltre a lasciare alcuni bozzetti per altre opere. Tra queste figura il Cristo velato, la cui realizzazione passò poi a Giuseppe Sanmartino.

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